Giglio di Roccia
Nasce ufficialmente come Rassegna della vita e degli interessi di Petralia Sottana e come Organo del Comitato Pro-Petralia e della sezione delle Madonie del C.A.I.
A proposito di questo che può essere considerato il giornale per eccellenza di Petralia Sottana, ecco quanto ha scritto il prof. Francesco Figlia nel suo libro "Dall'antico Regime all'età contemporanea in un comune rurale" 1994: "La collaborazione di Giuseppe Collisani alla Rivista ci suggerisce di sottolineare il ruolo che tale periodico, voluto con tanto amore da un altro concittadino, Francesco Tropea, ebbe negli anni stessi. Era un dipendente dell'Amministrazione delle Poste in servizio a Palermo; anch'egli era di estrazione borghese e vantava antenati che avevano rivestito funzioni amministrative nel Comune. Aveva una grande passione per tutto quanto avesse sapore di testimonianza di epoche passate e di storia locale. Ritenne di avere realizzato un suo sogno, accarezzato da molto tempo, quando riuscì a fondare la Rivista, attrraverso la quale intendeva appunto rivisitare gli anni più interessanti della storia del paese senza scadere nel vieto municipalismo o nell'inutile esaltazione di alcuni suoi momenti. La Rivista volle chiamarla Giglio di Roccia con esplicito riferimento all'emblema del Comune. Ma, accanto e con la stessa determinazione con cui intendeva frugare nel passato, trasmise alla Rivista la sua ferma e convinta adesione alla dittatura fascista, al punto che il primo numero unico, con cui si iniziava la pubblicazione, anche nella datazione riprendeva le indicazioni fascite di allora, che imponevano di aggiungere accanto all'anno solare quello dell'era fascista - il Tropea semplificando molto opportunamente, datava: 21 aprile XII. La Rivista, nei primi tempi, non ebbe un vero carattere popolare nè una diffusione capillare nel paese, che l'accolse piuttosto come fatto esterno che come proiesione reale dei problemi della comunità, o luogo privilegiato per un loro dibattito. Ebbe invece notevole risonanza negli ambienti degli emigrati in America, dai quali vennero anche sostegni ed incoraggiamenti. La prima serie comprese gli anni 1934-42 (con breve interruzione nel 1937) ed è la più marcatamente fascista anche nei collaboratori (Attilio Carapezza, Benedetto Carapezza, Serafino Calderaro, ecc); la seconda, ebbe inizio nel 1957 e durò poco più di altri 10 anni (28 numeri fino al 1966). Alla ripresa, del mutato clima democratico, la Rivista accentuò prevalentemente il suo carattere di strumento di dibattito e orientamento dei problemi turistici della zona. Nel corso degli anni si avvalse anche di collaborazioni di primo piano, come Maria Accascina cultrice di storia dell'arte, in particolare di quella sacra, e Jole Bovio Marconi che proprio alle pagine della Rivista volle affidare i primi capitoli della sua importante ricerca sulla preistoria di Petralia Sottana e sui reperti della Grotta del Vecchiuzzo, la cui scoperta era stata merito in buona parte di un altro appassionato concittadino, Antonio Collisani. La Rivista era abbastanza curata nella sua veste tipografica e oggi è diventata quasi una rarità bibliografica e fonte non trascurabile per ricerche locali e particolari". Giglio di Roccia
Dalla nascita, all’affermazione, in piena dittatura fascista, alla sospensione del 1935
Per riportarvi di questa interessantissima iniziativa culturale, mi è gradito, oggi, riprendere dalla conclusione fatta dal prof. Francesco Figlia, in occasione della presentazione del periodico petraliese “La voce del popolo” pubblicato nel Petrino n° 13 del novembre 2003. “La voce del popolo resta comunque un segno assai importante……segno anche della vitalità della nostra Comunità”, e di vitalità in genere il nostro paese, negli anni, ne ha profuso sicuramente tanta. Diverse sono, infatti, le citazioni di Petralia e dei petraliesi sotto gli aspetti mondani e culturali. Non a caso lo scienziato palermitano Domenico Scinà in visita occasionale a Petralia, definiva la gente che vi abitava caparbiamente operosa, e di vivace intelletto. A dimostrazione di quanto detto vorrei ricordare che, nel campo culturale-letterario, “La voce del popolo” è solo uno dei più vecchi periodici pubblicati a Petralia Sottana, ma non l’unico. Mezzo secolo dopo circa, esattamente il 22 luglio 1906, Raffaele Polizzotti, spacciandosi come gerente responsabile iniziava la divulgazione de “Il pensiero delle Madonie” letterario artistico mondano che si pubblicava il quindici di ogni mese. Ma il periodico per eccellenza, o meglio la rivista che quasi tutti i petraliesi conoscono o ricordano con piacere, anche perché meno vecchia delle altre e di più facile reperimento, è Giglio di Roccia, fondata e diretta da Francesco Tropea. Egli era un funzionario dell’amministrazione delle poste, di estrazione borghese, apparteneva ad un’antica famiglia, i cui esponenti avevano rivestito funzioni amministrative nel nostro Comune. Aveva una grande passione per tutto quello che testimoniava le epoche passate e si interessò particolarmente alla storia locale ed alle sue tradizioni. La fondazione del periodico Giglio di Roccia fu sicuramente il coronamento di un suo sogno. Attraverso quella rivista, rivisitò gli anni più interessanti della storia di Petralia e del comprensorio e cercò di rilanciare attraverso un’attività proponente e propagandista, il nostro paese come centro di attrazione turistica. Tropea dopo esser ritornato in paese a conclusione della prima guerra mondiale, nel 1922, forse influenzato dall’adesione al fascismo dell’on. Pucci, aveva aderito al partito di Mussolini, che aveva aperto, proprio in quell’anno, in paese la locale sezione per iniziativa del dottor Calogero Sabatino. Nelle elezioni del dicembre 1923, a Petralia Sottana la lista del nuovo partito fascista era riuscita a prevalere per pochi voti sull’altra delle vecchie forze conservatrici. Quella vittoria rappresentò sicuramente il trampolino di lancio per il fascismo a Petralia e negli anni a seguire, seguendo la tendenza nazionale, anche i più scettici vi aderirono. Uno degli strumenti più importanti in mano al governo fascista per indottrinare i cittadini era la stampa. Dal 1925 i giornali erano costretti a sottostare alla rigidissima censura del PNF (partito nazionale fascista), e spesso a quella personale del duce. Era obbligatorio pubblicare quotidianamente notizie delle sue decisioni e resoconti dei suoi discorsi, commentandoli con espressioni entusiastiche. Molti giornali furono definitivamente soppressi: l’Avanti, La Voce Repubblicana, l’Unità, il satirico Becco Giallo. Altri si allinearono con il regime: Il Mattino, la Stampa, Il Corriere della Sera, Il Giornale d’Italia. Altri nacquero proprio con il fascismo: Il Popolo d’Italia, Il Lavoro Fascista. Presso le donne gli ideali fascisti erano propagandati dalle riviste femminili Novella, Lei, Annabella, Grandi Firme. Anche i giornaletti dei bambini furono toccati dalla propaganda fascista. Il Giornale del Balilla proponeva come eroi due personaggi dal nome significativo: Romolino e Romoletto, e il settimanale Gioventù Fascista che sottostava alle direttive del duce spesso orchestrò una vasta campagna di stampa contro l’azione delle associazioni cattoliche. Questo era il clima in cui si trovò ad operare Francesco Tropea. Nel dare una linea alla rivista, egli, in maniera molto convinta, si attenne rigidamente alle direttive del regime e trasmise al periodico la sua ferma adesione alla dittatura fascista. Non a caso nel primo numero, egli volutamente ometteva l’anno solare, indicando solo l’anno dell’era fascista, datando perciò 21 aprile XII, e nell’editoriale di apertura intitolato “La strada nuova” scriveva: “Giglio di Roccia gode d’inquadrarsi nel programma di costruzione e di educazione che il fascismo ha intrapreso, specialmente nei centri rurali, e va incontro all’avvenire secondo le norme e la morale della vita fascista”, ed ancora aggiungeva “Duce, oggi Giglio di Roccia s’inserisce tra le verghe littorie in atto di entusiastica obbedienza”. Tropea, ma anche i suoi collaboratori, che, in questi due anni, della prima serie, furono quasi tutti esponenti allineati alla dittatura, avevano fatto proprie le disposizioni del duce e del ministro della stampa e della propaganda, infatti questa prima serie (dal 1934 al 1935 e dal 1937 al 1942, perché nel 1936 non fu pubblicata), è la più marcatamente fascista. Anche se la rivista era nata come Rassegna mensile della vita di Petralia Sottana, Organo, del Comitato Pro-Petralia, della Sezione del CAI e dello Sci Club,in questi due anni non fece altro che propagandare l’opera del regime, attraverso la pubblicazione, di articoli meramente indirizzati, di storiche frasi pronunciate dal duce e di propagande varie a favore del fascismo. Testimonianza ne sono gli scritti del cap. Attilio Carapezza, gia segretario del partito, del camerata, come egli era solito definirsi, Gioca, del Regio Ispettore Serafino Calderaro, del segretario della sez. di Palermo del CAI Nazzareno Rovella e di tanti altri. Anche nelle rubriche minori, quali il notiziario, o gli aspetti della vita cittadina, non si faceva altro che esaltare le gesta e le imprese di Avanguardisti, Balilla, Giovani Italiane, segreteria del Fascio e mettere in risalto, mese per mese, l’attività del partito e l’incremento della popolazione, a sostegno e giustificazione di quella campagna demografica lanciata da Mussolini con lo slogan “il numero è potenza”. Asserzione di quanto detto sono per esempio anche le affermazioni conclusive riportate nel “Notiziario” pubblicato sul secondo numero di Giglio di Roccia : Quanto abbiamo scritto crediamo sia bastevole a mostrare quanta fede regna nel nostro animo e con quanto amore, in questa multiforme attività, si offre il proprio modesto ma sentito contributo, o le attestazioni pubblicate nell’articolo “Legioni in Marcia” ( numero 8 anno II): Crescere, espandersi, imporsi, fu il trinomio della culla del mondo, trinomio che il novello Eroe d’Italia à fatto suo, ponendolo accanto a quell’altro rutilante di luce che Egli stesso à dettato “Credere, obbedire, combattere”! Nessuno oserà tarpare le ali a l’Aquile volanti. Nel campo delle collaborazioni alla rivista, degna di menzione è quella diGiuseppe Collisani, anche se non pubblicamente, egli contestava la dittatura fascista, era legato, però, al Tropea da rapporti di antica amicizia, e curò nella rivista, non solo una rubrica dal titolo “Cose nostre tutte vere” ma propose una serie di scritti sulla storia, sulla cultura e sulle manifestazioni di Petralia Sottana. Meritevole di essere menzionata è anche l’altra rubrica “Nostra gente lontana” curata da N. Farinella, per i primi due numeri, e, successivamente, da Tano Giamo, nostri emigrati in nord america, dove la rivista ebbe notevole risonanza e da dove arrivarono sostegni ed incoraggiamento. Molto preziose, in questi due anni, anche le collaborazioni di Maria Accascina, cultrice di storia dell’arte, in particolare di quella sacra, del prof Arturo Di Vita, di Roberto Berna e Pier Luigi Ingrassia, in campo giornalistico, e di Ettore Chiaramente in campo fotografico. Contrariamente a quanto si potrebbe credere in questi primi due anni Giglio di Roccia non ebbe un carattere popolare, e la sua diffusione a Petralia lasciò molto a desiderare, innumerevoli furono perciò gli appelli che la redazione proiettò verso i lettori per convincerli ad abbonarsi: Petraliesi, il Giglio di Roccia è la voce e l’insegna della nostra Terra. Abbonarsi è un dovere, o l’altro Madoniti, il Giglio di Roccia porta ai cittadini lontani la eco delle attività e delle esigenze della Terra natia. Sia nostro il motto: uno per tutti, tutti per uno, o l’altro ancora Petraliesi, il fiorire di Giglio di Roccia, risiede nel numero dei gentili e dei generosi che l’assistono. Accrescetene il numero, e ricordate che se esso vive del vostro amore, non deve ancora attendere. Nonostante tutto, il riscontro in paese non fu molto positivo, riuscì però a sensibilizzare tanti petraliesi che non risiedevano a Petralia e che diedero la forza al Tropea a continuare la strada intrapresa. Nel primo anno di vita, a partire da aprile, furono pubblicati sette numeri, in quanto il numero tre di giugno uscì assieme al numero quattro di luglio in un’unica rivista, e la stessa cosa accadde per il numero sette e l’otto di ottobre e novembre. Il prezzo di vendita fu fissato ad una lira, solo il numero tre-quattro fu venduto a lire 1,50. A partire dal secondo numero furono fissate le quote degli abbonamenti, 12 lire per quello annuo, 24 lire per l’estero, 25 lire come sostenitore e 50 lire come benemerito. La direzione e l’amministrazione del giornale fu stabilita a Petralia Sottana in Piazza Pietro Domina 32, la rivista stampata, prima, presso la Tip. La Luce di Palermo, e a partire dal terzo numero presso la Scuola Tip. Ospizio di Beneficenza sempre di Palermo. A gennaio del 1935, in occasione della pubblicazione del primo numero del secondo anno, il prezzo della rivista fu aumentato a lire 1,50, ed anche le quote degli abbonamenti furono ritoccate, l’annuo passò a 15 lire e quello per l’estero fu equiparato a quello di sostenitore. Ormai Giglio di Roccia, è conosciuto in tutta la provincia, e diffuso anche a Palermo, le maggiori ditte paesane, il panificio moderno di Mario Farinella, la sartoria di Giovanni Rinaldi, l’officina di Calogero Rusignuolo, la drogheria di Giovanni Farinella, l’antico panificio di Angelo Zappalà, l’agenzia di Petralia Sottana del Banco di Sicilia, il magazzino di Leonardo Filippone, la cartoleria di Vincenzo Calascibetta, l’Albergo delle Madonie, il mobilificio di Giovanni Giamo, il molino e pastificio Pucci & Calascibetta, e la pasticceria di Antonio Gangi rinnovano di numero in numero il sostegno finanziario alla rivista che cresce forse in un modo inaspettato. Nel nuovo anno e fino ad agosto del 1935 vengono pubblicati sei numeri, il n° 1 di gennaio, il n° 2-3 di febbraio-marzo, il n° 4 di aprile, il n° 5 di maggio, il n° 6-7 di giugno-luglio e il n° 8 di agosto. Alla fine di settembre si prepara la pubblicazione del numero nove, che purtroppo non avverrà. Per l’Italia, sotto il profilo economico, era un momento molto difficile, salivano i prezzi, diminuivano le possibilità di lavoro, molti capitali erano impiegati all’estero, si aggravava il deficit tra l’importazione e l’esportazione, Mussolini, allora, intuendo il pericolo per il suo regime, le cui sorti erano legate a quelle della lira, cercò una soluzione alle difficoltà dell’Italia lanciandola, il 3 ottobre 1935, in una avventura coloniale, la guerra d’Etiopia. La campagna africana costò all’Italia, fra l’altro, le sanzioni economiche che le furono comminate dal Consiglio della Società delle Nazioni perché Mussolini aveva aggredito l’Etiopia, che era membro di quell’organismo internazionale. Nell’ottobre del ’35 l’Italia fu punita con il divieto di commercio con l’estero di armi, munizioni e materie prime. Fu allora che Mussolini lanciò la nuova parola d’ordine: autarchia. L’Italia avrebbe dimostrato la propria autosufficienza, producendo tutto il fabbisogno nazionale. Questo obiettivo non fu mai raggiunto, ma, ad esempio, il carbone venne sostituito con la lignite, il caffè con polvere di ghiande, orzo e cicoria tostati, la lana con il lanital ottenuto dalla caseina (un prodotto della lavorazione del latte). Alla benzina si aggiungeva un’alta percentuale di alcool e si prese a fabbricare la carta con la paglia. Bisognava risparmiare tutto ed eliminare il superfluo. Per tutti questi motivi, dopo apposita comunicazione, datata 22 ottobre 1935, del Ministro della Stampa e Propaganda Galeazzo Ciano, genero del duce, Tropea fu costretto ad interrompere le pubblicazioni della rivista Giglio di Roccia. A giustificazione di quanto accaduto, nel novembre 1935, ecco quanto scriveva il direttore agli abbonati: “Egregio amico, In osservanza alle superiori disposizioni per la limitazione del consumo della carta, e con fascistica disciplina in piena consapevolezza di precisi doveri, Giglio di Roccia ha sospeso la pubblicazione. Lieti di poter modestamente contribuire alla magnifica resistenza che tutto il Popolo Italiano oppone alla coalizione degli egoismi plutocratici, attenderemo il folgorante giorno della Vittoria per riprendere la nostra azione. Agli ordini del duce, nella ferma decisione di togliere la Patria da ogni servitù economica o politica, inviamo a quanti ci hanno seguito un cordiale saluto. La direzione Qualora Ella non abbia ancora versato il tenue prezzo dell’abbonamento pel 1935, La preghiamo non volerlo ulteriormente ritardare, inviandoci, per la nostra regolarità amministrativa, anche il solo importo degli otto numeri pubblicati ( L. 12) Grazie”. La rivista pubblicata in questi due anni era abbastanza curata, non solo sotto l’aspetto tipografico, ma anche nei dettagli, stampata su carta patinata, il che la rendeva ancora più preziosa, oggi è diventata una fonte inesauribile di notizie, non trascurabile per gli studi e le ricerche su Petralia Sottana, dopo la sospensione avvenuta come si è detto ad ottobre del 1935, riprenderà regolarmente le pubblicazioni a maggio del 1937. Francesco Minneci |
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Numero unico 21 aprile 1934Numero 2 24 maggio 1934Numero 3-4 giugno-luglio 1934Numero 5 agosto 1934Numero 6 settembre 1934Numero 7-8 ottobre-nov. 1934Numero 9 dicembre 1934Numero 1 gennaio 1935Numero 2-3 feb-marzo 1935Numero 4 aprile 1935Numero 5 maggio 1935Numero 6-7 giugno -luglio 1935Numero 8 agosto 1935
Numero 1 maggio-luglio 1937
Numero 2 agosto ott. 1937
Numero 3 novembre dic 1937
Numero 1 gennaio-marzo 1938
Numero 2 aprile - giugno 1938
Numero 3 luglio - sett. 1938
Numero 4 ottobre - dic. 1938
Numero 1 gennaio- marzo 1939Numero 2 aprile-giugno 1939
Numero 3 luglio- sett. 1939
Numero 4 ottobre - dic 1939
Numero 1 gennaio-marzo 1940
Numero 2 aprile-giugno 1940
Numero 3 luglio - sett. 1940
Numero 4 ottobre - dic. 1940
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Numero 2 aprile - giugno 1941
Numero 3 luglio -sett 1941
Numero 4 ottobre - dic 1941
Numero 1 gennaio-marzo 1942
Numero 2 aprile - giugno 1942
Primavera 1957
Estate 1957Autunno - Inverno 1957
Autunno - Inverno 1958
Primavera 1964
Estate 1964
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Dalla ripresa delle pubblicazioni del 1937 all'epilogo della prima serie (I parte)
Petralia Sottana - Il "Giglio di Roccia" non è rimasto un fiore secco tra le pagine delle memorie madonite, ma rinasce in una nuova mistica della volontà e dello spirito con la fiorita rutilante di questa primavera eroica. Esso attesta che profonde e vitali si son mantenute nella roccia madre le sue radici, se la luce che s'irradia da Roma e che non lascia più zone d'ombra e angoli defilati, ne ha permesso il rapido risveglio. La breve parentesi, per gli alti fini nazionali, non può rappresentare una sosta, chè la nostra azione non si smarrì mai nell'apatia.
Ricominciava con queste parole l'editoriale "Credere" di Francesco Tropea che nel maggio del 1937 riprendeva le pubblicazioni del periodico Giglio di Roccia, interrotte, come si ricorderà, nell'agosto del 1935 per gli alti fini nazionali (in realtà le pubblicazioni erano state sospese, con fascistica disciplina in piena consapevolezza di precisi doveri, - come egli ebbe a scrivere ai suoi abbonati - in osservanza alle superiori disposizioni per la limitazione del consumo della carta).
I deboli segnali di ripresa dell'economia italiana che seguirono all'impresa d'Etiopia e la crescita della produzione industriale indussero il Tropea, e non solo lui, con l'inizio dell'anno 1937 a pensare che la grave crisi fosse stata superata e che quindi, venute meno le superiori disposizioni, Giglio di Roccia potesse rifiorire.
Il direttore pensò allora che tutto doveva ripartire esattamente dallo stesso punto in cui si era interrotto, pochi cambiamenti, stessa linea editoriale, con la propaganda fascista di regime sempre in bella evidenza, del resto risulta evidentissima, nelle pagine della rivista, la sua ferma e convinta adesione alla dittatura fascista. La grafica del nuovo numero rimase pressocchè immutata e lo stesso dicasi per la copertina, che continuò a proporre Monte Alto e Monte San Salvatore con un cielo completamente rosso, a testimonianza del fatto che per il direttore si riprendeva senza soluzione di continuità. Alcuni piccoli cambiamenti furono apportati però rispetto al secondo anno di pubblicazione. Sotto il titolo Giglio di Roccia sparì la scritta "Rassegna mensile della vita di Petralia Sottana" che lasciò il posto a "Rassegna delle Madonie", e il periodico da "Organo del Comitato Pro Petralia, della sezione delle Madonie del C.A.I. e dello Sci Club" divenne "Organo dell'associazione Pro Petralia e della sezione del C.A.I.".
La direzione e l'amministrazione rimasero in piazza Pietro Domina 32, ma mutarono le condizioni di abbonamento e il costo della rivista. Un numero passò da £ 1,50 a £ 3, scomparve l'abbonamento semestrale e il costo dell'abbonamento estero fu ridotto da 25 a 20 Lire. In modo gratuito veniva inviato invece a tutti i soci della Pro Petralia. Pro Petralia che rappresentò la novità più importante del primo trimestre 1937. Non a caso Tropea nel primo numero del '37 dedicò ampio spazio alla neonata associazione. Addirittura ne pubblicò lo statuto per intero con tutti e ventisei gli articoli che lo costituivano. La Pro Petralia fu costituita presso il Palazzo del Giglio il 4 marzo 1937 e il primo consiglio di amministrazione fu così composto: Rampolla di Polizzello B.ne Raffaele, presidente, Figlia di Granara cav. Nicolò, vicepresidente, Carapezza cav. Giulio, cassiere, Tropea Francesco, segretario, Carapezza cav. Attilio, Calderaro dr. prof. Serafino, Pucci Egidio di Benisichi e Tedesco Calogero, consiglieri. Aver fondato la Pro Petralia per il Tropea rappresentò la realizzazione di un sogno che egli aveva accarezzato da molto tempo, fu un motivo di vita, infatti vi si dedicò con anima e cuore fino alla fine dei suoi giorni.
Non si interruppero le preziosi collaborazioni del prof. Amleto Bologna, di Arturo De Vita, di Giuseppe Collisani, di Alfredo Terzo, di Paolo Mingazzini, di Luigi Natoli (fino al 1941, anno della sua morte), di Tano Giamo (corrispondente dall'America) e di Maria Accascina che, prima di lasciare definitivamente Petralia Sottana per stabilirsi a Palermo, curò assieme a Tropea una importantissima Mostra d'Arte Sacra che fu organizzata e allestita nel 1937 nei locali del vecchio Convento dei Riformati con la funzione di stimolare la conoscenza dei tesori d'arte che erano custoditi a Petralia Sottana e negli altri paesi delle Madonie.
Una "Vittoria dello Spirito" la definì Tropea che con grande compiacimento scrisse: "Mentre le parole del Duce risuonano ancora ovunque in Sicilia con vibrazioni profonde, la Mostra dell'Arte Sacra delle Madonie, inaugurata il 29 agosto, rivela come l'orgoglio di vivere nel tempo fascista non si esaurisca da noi nella semplice manifestazione di un sentimento, ma si traduca in qualche cosa di più concreto: la volontà che tende a creare - in una zona meravigliosamente bella, ma lontana dalle grandi vie di comunicazione - le migliori condizioni di vita, il fermissimo proposito di imprimere un nuovo carattere a questa vita".
A gennaio del 1938 la sede e la direzione amministrativa fu trasferita provvisoriamente da Piazza Domina presso la sezione del CAI e successivamente in via Del Monte al civico 10, venne inoltre aperta la redazione di Palermo in via dell'Orologio 21. Il Giglio di Roccia cominciava a perdere così tutte quelle caratteristiche di rivista petralese che l'avevano contraddistinta durante i suoi primi anni di vita e si affacciava adesso nel panorama editoriale palermitano e siciliano.
Petralia Sottana - Il "Giglio di Roccia" non è rimasto un fiore secco tra le pagine delle memorie madonite, ma rinasce in una nuova mistica della volontà e dello spirito con la fiorita rutilante di questa primavera eroica. Esso attesta che profonde e vitali si son mantenute nella roccia madre le sue radici, se la luce che s'irradia da Roma e che non lascia più zone d'ombra e angoli defilati, ne ha permesso il rapido risveglio. La breve parentesi, per gli alti fini nazionali, non può rappresentare una sosta, chè la nostra azione non si smarrì mai nell'apatia.
Ricominciava con queste parole l'editoriale "Credere" di Francesco Tropea che nel maggio del 1937 riprendeva le pubblicazioni del periodico Giglio di Roccia, interrotte, come si ricorderà, nell'agosto del 1935 per gli alti fini nazionali (in realtà le pubblicazioni erano state sospese, con fascistica disciplina in piena consapevolezza di precisi doveri, - come egli ebbe a scrivere ai suoi abbonati - in osservanza alle superiori disposizioni per la limitazione del consumo della carta).
I deboli segnali di ripresa dell'economia italiana che seguirono all'impresa d'Etiopia e la crescita della produzione industriale indussero il Tropea, e non solo lui, con l'inizio dell'anno 1937 a pensare che la grave crisi fosse stata superata e che quindi, venute meno le superiori disposizioni, Giglio di Roccia potesse rifiorire.
Il direttore pensò allora che tutto doveva ripartire esattamente dallo stesso punto in cui si era interrotto, pochi cambiamenti, stessa linea editoriale, con la propaganda fascista di regime sempre in bella evidenza, del resto risulta evidentissima, nelle pagine della rivista, la sua ferma e convinta adesione alla dittatura fascista. La grafica del nuovo numero rimase pressocchè immutata e lo stesso dicasi per la copertina, che continuò a proporre Monte Alto e Monte San Salvatore con un cielo completamente rosso, a testimonianza del fatto che per il direttore si riprendeva senza soluzione di continuità. Alcuni piccoli cambiamenti furono apportati però rispetto al secondo anno di pubblicazione. Sotto il titolo Giglio di Roccia sparì la scritta "Rassegna mensile della vita di Petralia Sottana" che lasciò il posto a "Rassegna delle Madonie", e il periodico da "Organo del Comitato Pro Petralia, della sezione delle Madonie del C.A.I. e dello Sci Club" divenne "Organo dell'associazione Pro Petralia e della sezione del C.A.I.".
La direzione e l'amministrazione rimasero in piazza Pietro Domina 32, ma mutarono le condizioni di abbonamento e il costo della rivista. Un numero passò da £ 1,50 a £ 3, scomparve l'abbonamento semestrale e il costo dell'abbonamento estero fu ridotto da 25 a 20 Lire. In modo gratuito veniva inviato invece a tutti i soci della Pro Petralia. Pro Petralia che rappresentò la novità più importante del primo trimestre 1937. Non a caso Tropea nel primo numero del '37 dedicò ampio spazio alla neonata associazione. Addirittura ne pubblicò lo statuto per intero con tutti e ventisei gli articoli che lo costituivano. La Pro Petralia fu costituita presso il Palazzo del Giglio il 4 marzo 1937 e il primo consiglio di amministrazione fu così composto: Rampolla di Polizzello B.ne Raffaele, presidente, Figlia di Granara cav. Nicolò, vicepresidente, Carapezza cav. Giulio, cassiere, Tropea Francesco, segretario, Carapezza cav. Attilio, Calderaro dr. prof. Serafino, Pucci Egidio di Benisichi e Tedesco Calogero, consiglieri. Aver fondato la Pro Petralia per il Tropea rappresentò la realizzazione di un sogno che egli aveva accarezzato da molto tempo, fu un motivo di vita, infatti vi si dedicò con anima e cuore fino alla fine dei suoi giorni.
Non si interruppero le preziosi collaborazioni del prof. Amleto Bologna, di Arturo De Vita, di Giuseppe Collisani, di Alfredo Terzo, di Paolo Mingazzini, di Luigi Natoli (fino al 1941, anno della sua morte), di Tano Giamo (corrispondente dall'America) e di Maria Accascina che, prima di lasciare definitivamente Petralia Sottana per stabilirsi a Palermo, curò assieme a Tropea una importantissima Mostra d'Arte Sacra che fu organizzata e allestita nel 1937 nei locali del vecchio Convento dei Riformati con la funzione di stimolare la conoscenza dei tesori d'arte che erano custoditi a Petralia Sottana e negli altri paesi delle Madonie.
Una "Vittoria dello Spirito" la definì Tropea che con grande compiacimento scrisse: "Mentre le parole del Duce risuonano ancora ovunque in Sicilia con vibrazioni profonde, la Mostra dell'Arte Sacra delle Madonie, inaugurata il 29 agosto, rivela come l'orgoglio di vivere nel tempo fascista non si esaurisca da noi nella semplice manifestazione di un sentimento, ma si traduca in qualche cosa di più concreto: la volontà che tende a creare - in una zona meravigliosamente bella, ma lontana dalle grandi vie di comunicazione - le migliori condizioni di vita, il fermissimo proposito di imprimere un nuovo carattere a questa vita".
A gennaio del 1938 la sede e la direzione amministrativa fu trasferita provvisoriamente da Piazza Domina presso la sezione del CAI e successivamente in via Del Monte al civico 10, venne inoltre aperta la redazione di Palermo in via dell'Orologio 21. Il Giglio di Roccia cominciava a perdere così tutte quelle caratteristiche di rivista petralese che l'avevano contraddistinta durante i suoi primi anni di vita e si affacciava adesso nel panorama editoriale palermitano e siciliano.
Dalla ripresa delle pubblicazioni del 1937 all'epilogo della prima serie (II parte)
L’attenzione si spostò allora inevitabilmente verso argomenti di carattere madonita ed extramadonita e Tropea concentrò sempre più le ridottissime notizie che riguardavano Petralia Sottana nel “Notiziario”.
Questa sezione occupava generalmente le ultime pagine della rivista e in essa trovavano spazio principalmente tutte le attività del partito fascista, le varie manifestazioni che si svolgevano in paese e soprattutto le felicitazioni ed i lutti che in periodo di guerra erano senza soluzione di continuità. Ampio risalto fu dato, nel numero 3 del Luglio-Settembre 1938, all’annuale esercitazione militare della divisione Vespri sulle Madonie che quell’anno fu ispezionata personalmente da S.A.R. il Principe di Piemonte.
Immancabile, continuò ad essere presente la rubrica “Cose nostre tutte vere” curata da Giuseppe Collisani e dal prof. Luigi Natoli. Gli scritti del Collisani, per certi versi fantasiosi ma scrupolosamente realistici, che riportavano fatti e vicende realmente accaduti a Petralia Sottana tra la seconda metà dell’ottocento e i primi anni del novecento, ispirarono molti decenni più tardi la pubblicazione del libro, ormai introvabile, “Petralia d’altri tempi”.
All’inizio del 1939 Tropea, sempre avveduto nei suoi modi di fare, curò, sotto il nome del Giglio di Roccia, la pubblicazione di dieci magnifiche fotografie, tra le più belle fatte nella nostra Petralia e riprodotte in rotocalco in cartoline che furono poste in vendita nelle principali rivendite del paese a 15 centesimi l’una. Nel pubblicizzarle sulla rivista il direttore così scriveva: le nitidissime visioni mostrano, Il panorama dopo la nevicata, il Palazzo del Giglio (Municipio), Piazza degli Eroi, l’ex Convento dei Riformati, due prospettive del Corso Paolo Agliata, il Campanile dei Bianchi (visto attraverso l’arco del campanile della Chiesa Madre), Discesa San Francesco, il quartiere di San Giovanni (visto dal campanile della Chiesa Madre), la Madonnina del Giglio di Roccia.
Degno di menzione, perché foriero di quanto sarebbe successo tanto tempo dopo, l’editoriale di Benedetto Carapezza che nel quarto numero del 1939 auspicava già la creazione di un Parco delle Madonie fermamente convinto dei tanti vantaggi che tutto ciò avrebbe arrecato alle popolazioni locali e che espose nell’articolo con minuzia di particolari. Tra tutti gli articoli pubblicati nel 1940 uno su tutti merita la nostra attenzione, “Il Teatro Grifeo” di Giuseppe Collisani che propose ai lettori per filo e per segno tutta la storia del Teatro dalla sua nascita fino a quei giorni, articolo che tuttavia fu commentato nel secondo numero del 1941da Croce Carapezza Polizzotti che aveva rilevato talune inesattezze ivi descritte e che non rispondevano al vero. Precisazioni molto importanti che non hanno stravolto comunque la storia del Teatro o i meriti ma che concorrono in maniera molto esaustiva a fornire un quadro molto più completo e dettagliato di cui tanti non tengono conto nel riportare la storia del Teatro Grifeo.
Con il numero 1 del gennaio – marzo 1941 il Giglio di Roccia da Rassegna delle Madonie diventa “Rassegna di vita siciliana” e organo ufficiale dell’Ente Provinciale per il turismo di Palermo, dell’azienda Autonoma per le stazioni di turismo di Palermo e Monreale, pur restando organo dell’associazione Pro Petralia e della sezione delle Madonie del Centro Alpinistico Italiano.
Le notizie che riguardano Petralia Sottana e il comprensorio si riducono sempre più, gli aspetti della vita quotidiana sono affidate solo al “Notiziario”, sempre presente ma anch’esso sempre più ridotto, solo i pezzi di Antonio Collisani sulla “Gente Maronita” permetteranno di contrastare una linea ormai sempre più votata alla vita siciliana in genere.
Propagandare l’opera del regime, attraverso la pubblicazione, di articoli meramente indirizzati, di storiche frasi pronunciate dal duce e di propagande varie a favore del fascismo, era stato fino ad allora il credo del Tropea, credo che comunque cominciava a dare sempre più segni di incertezze come si poteva evincere da alcuni suoi modi di scrivere in cui la preoccupazione per l’imminente futuro era davvero poco rassicurante.
“Per il sovrapporsi di opposte necessità d’indole generale”, scriveva il Tropea, oppure “con la fede che risplende e vive anche al di là della morte degli eroi, Petralia Sottana accetta con orgogliosa fierezza la dolorosa perdita che toglie al suo affetto e alla sua ammirazione quei figli sorridenti e arditi, splendido esempio del tempo che viviamo”. Furono questi modi molto mascherati per esprimere nei suoi articoli la sua apprensione che tuttavia rivelò in maniera più evidente subito dopo la dichiarazione di guerra del Giappone agli Stati Uniti e nonostante i primi ed immediati grandi successi giapponesi contro le flotte americane ed inglesi nel Pacifico. L’annunzio dato dal Duce nella storica adunata di Piazza Venezia della simultanea dichiarazione di guerra dell’Italia e della Germania all’America con la più completa e vigorosa realizzazione del Patto Tripartito, condiviso pienamente, indusse comunque Tropea a profonda riflessione e spacciandosi come “cronista di turno”, senza firmare con il proprio nome, esternò tutta la sua inquietudine nell’ultimo numero del 1941. Nei due numeri successivi (i primi due del 1942) non fece più alcuna menzione del conflitto bellico che ormai si avvicinava a grandi passi verso l’Europa, ma non potè celare tuttavia tutte le difficoltà che si prospettavano derivanti dall’attuale stato di guerra.
Anche in Sicilia nella coscienza di molti, sia per alcuni esiti disastrosi delle campagne militari, sia per le restrizioni e le sofferenze che ora raggiungevano quasi tutti gli strati sociali, si era fatta strada la naturale quasi ovvia constatazione che l’Italia, non avrebbe mai potuto vincere la guerra e si faceva sempre più evidente il desiderio, non più nascosto, di uscirne. Consapevole che di lì a poco molte cose sarebbero cambiate perché convinto probabilmente di qualche presagio di sventura, cominciò piano piano a prendere le distanze dal partito Fascista, scompariva piano piano dalla rivista tutta la propaganda che fino ad allora l’aveva fatta da padrone, si limitò allora a riportare nel Notiziario, perché obbligato, solo le disposizioni del P.N.F pur continuando ad esprimere comunque sensi di ammirazione, di fedeltà e di disciplina indefettibile.
La guerra si avvicinava ormai a grandi passi alla Sicilia e dall'11 al 13 agosto 1942 (mentre era probabilmente in preparazione il nuovo numero), in conseguenza del tentativo di rifornire l'isola di Malta (operazione Pedestal) da parte degli Alleati si combattè nel Mediterraneo centrale la battaglia di mezzo agosto, un'importante battaglia aeronavale della seconda guerra mondiale. Tropea capì che gli Alleati avevano puntato la Sicilia e che da li a qualche mese l’invasione sarebbe stata compiuta.
Scoraggiato allora da tutta una serie di complicazioni quali i crescenti bombardamenti alleati, il crescere delle vittime, le insuperabili difficoltà che si incontravano negli spostamenti e nei collegamenti tra paesi e città, la precarietà nel reperimento di alcuni fra i generi alimentari di prima necessità (dal 1941 era stato introdotto il razionamento del pane), che spinsero molti abbonati a non rinnovare il proprio abbonamento, indussero il Tropea, senza dare alcuno preavviso (come era successo invece nell’agosto del 1935) ad interrompere le pubblicazioni del Giglio di Roccia.
Con il numero 2 di Aprile- Giugno 1942 si pose fine quindi alle pubblicazioni della prima serie. Complessivamente dal 1934 al 1942 erano stati dati alla luce 34 numeri.
Francesco Minneci
L’attenzione si spostò allora inevitabilmente verso argomenti di carattere madonita ed extramadonita e Tropea concentrò sempre più le ridottissime notizie che riguardavano Petralia Sottana nel “Notiziario”.
Questa sezione occupava generalmente le ultime pagine della rivista e in essa trovavano spazio principalmente tutte le attività del partito fascista, le varie manifestazioni che si svolgevano in paese e soprattutto le felicitazioni ed i lutti che in periodo di guerra erano senza soluzione di continuità. Ampio risalto fu dato, nel numero 3 del Luglio-Settembre 1938, all’annuale esercitazione militare della divisione Vespri sulle Madonie che quell’anno fu ispezionata personalmente da S.A.R. il Principe di Piemonte.
Immancabile, continuò ad essere presente la rubrica “Cose nostre tutte vere” curata da Giuseppe Collisani e dal prof. Luigi Natoli. Gli scritti del Collisani, per certi versi fantasiosi ma scrupolosamente realistici, che riportavano fatti e vicende realmente accaduti a Petralia Sottana tra la seconda metà dell’ottocento e i primi anni del novecento, ispirarono molti decenni più tardi la pubblicazione del libro, ormai introvabile, “Petralia d’altri tempi”.
All’inizio del 1939 Tropea, sempre avveduto nei suoi modi di fare, curò, sotto il nome del Giglio di Roccia, la pubblicazione di dieci magnifiche fotografie, tra le più belle fatte nella nostra Petralia e riprodotte in rotocalco in cartoline che furono poste in vendita nelle principali rivendite del paese a 15 centesimi l’una. Nel pubblicizzarle sulla rivista il direttore così scriveva: le nitidissime visioni mostrano, Il panorama dopo la nevicata, il Palazzo del Giglio (Municipio), Piazza degli Eroi, l’ex Convento dei Riformati, due prospettive del Corso Paolo Agliata, il Campanile dei Bianchi (visto attraverso l’arco del campanile della Chiesa Madre), Discesa San Francesco, il quartiere di San Giovanni (visto dal campanile della Chiesa Madre), la Madonnina del Giglio di Roccia.
Degno di menzione, perché foriero di quanto sarebbe successo tanto tempo dopo, l’editoriale di Benedetto Carapezza che nel quarto numero del 1939 auspicava già la creazione di un Parco delle Madonie fermamente convinto dei tanti vantaggi che tutto ciò avrebbe arrecato alle popolazioni locali e che espose nell’articolo con minuzia di particolari. Tra tutti gli articoli pubblicati nel 1940 uno su tutti merita la nostra attenzione, “Il Teatro Grifeo” di Giuseppe Collisani che propose ai lettori per filo e per segno tutta la storia del Teatro dalla sua nascita fino a quei giorni, articolo che tuttavia fu commentato nel secondo numero del 1941da Croce Carapezza Polizzotti che aveva rilevato talune inesattezze ivi descritte e che non rispondevano al vero. Precisazioni molto importanti che non hanno stravolto comunque la storia del Teatro o i meriti ma che concorrono in maniera molto esaustiva a fornire un quadro molto più completo e dettagliato di cui tanti non tengono conto nel riportare la storia del Teatro Grifeo.
Con il numero 1 del gennaio – marzo 1941 il Giglio di Roccia da Rassegna delle Madonie diventa “Rassegna di vita siciliana” e organo ufficiale dell’Ente Provinciale per il turismo di Palermo, dell’azienda Autonoma per le stazioni di turismo di Palermo e Monreale, pur restando organo dell’associazione Pro Petralia e della sezione delle Madonie del Centro Alpinistico Italiano.
Le notizie che riguardano Petralia Sottana e il comprensorio si riducono sempre più, gli aspetti della vita quotidiana sono affidate solo al “Notiziario”, sempre presente ma anch’esso sempre più ridotto, solo i pezzi di Antonio Collisani sulla “Gente Maronita” permetteranno di contrastare una linea ormai sempre più votata alla vita siciliana in genere.
Propagandare l’opera del regime, attraverso la pubblicazione, di articoli meramente indirizzati, di storiche frasi pronunciate dal duce e di propagande varie a favore del fascismo, era stato fino ad allora il credo del Tropea, credo che comunque cominciava a dare sempre più segni di incertezze come si poteva evincere da alcuni suoi modi di scrivere in cui la preoccupazione per l’imminente futuro era davvero poco rassicurante.
“Per il sovrapporsi di opposte necessità d’indole generale”, scriveva il Tropea, oppure “con la fede che risplende e vive anche al di là della morte degli eroi, Petralia Sottana accetta con orgogliosa fierezza la dolorosa perdita che toglie al suo affetto e alla sua ammirazione quei figli sorridenti e arditi, splendido esempio del tempo che viviamo”. Furono questi modi molto mascherati per esprimere nei suoi articoli la sua apprensione che tuttavia rivelò in maniera più evidente subito dopo la dichiarazione di guerra del Giappone agli Stati Uniti e nonostante i primi ed immediati grandi successi giapponesi contro le flotte americane ed inglesi nel Pacifico. L’annunzio dato dal Duce nella storica adunata di Piazza Venezia della simultanea dichiarazione di guerra dell’Italia e della Germania all’America con la più completa e vigorosa realizzazione del Patto Tripartito, condiviso pienamente, indusse comunque Tropea a profonda riflessione e spacciandosi come “cronista di turno”, senza firmare con il proprio nome, esternò tutta la sua inquietudine nell’ultimo numero del 1941. Nei due numeri successivi (i primi due del 1942) non fece più alcuna menzione del conflitto bellico che ormai si avvicinava a grandi passi verso l’Europa, ma non potè celare tuttavia tutte le difficoltà che si prospettavano derivanti dall’attuale stato di guerra.
Anche in Sicilia nella coscienza di molti, sia per alcuni esiti disastrosi delle campagne militari, sia per le restrizioni e le sofferenze che ora raggiungevano quasi tutti gli strati sociali, si era fatta strada la naturale quasi ovvia constatazione che l’Italia, non avrebbe mai potuto vincere la guerra e si faceva sempre più evidente il desiderio, non più nascosto, di uscirne. Consapevole che di lì a poco molte cose sarebbero cambiate perché convinto probabilmente di qualche presagio di sventura, cominciò piano piano a prendere le distanze dal partito Fascista, scompariva piano piano dalla rivista tutta la propaganda che fino ad allora l’aveva fatta da padrone, si limitò allora a riportare nel Notiziario, perché obbligato, solo le disposizioni del P.N.F pur continuando ad esprimere comunque sensi di ammirazione, di fedeltà e di disciplina indefettibile.
La guerra si avvicinava ormai a grandi passi alla Sicilia e dall'11 al 13 agosto 1942 (mentre era probabilmente in preparazione il nuovo numero), in conseguenza del tentativo di rifornire l'isola di Malta (operazione Pedestal) da parte degli Alleati si combattè nel Mediterraneo centrale la battaglia di mezzo agosto, un'importante battaglia aeronavale della seconda guerra mondiale. Tropea capì che gli Alleati avevano puntato la Sicilia e che da li a qualche mese l’invasione sarebbe stata compiuta.
Scoraggiato allora da tutta una serie di complicazioni quali i crescenti bombardamenti alleati, il crescere delle vittime, le insuperabili difficoltà che si incontravano negli spostamenti e nei collegamenti tra paesi e città, la precarietà nel reperimento di alcuni fra i generi alimentari di prima necessità (dal 1941 era stato introdotto il razionamento del pane), che spinsero molti abbonati a non rinnovare il proprio abbonamento, indussero il Tropea, senza dare alcuno preavviso (come era successo invece nell’agosto del 1935) ad interrompere le pubblicazioni del Giglio di Roccia.
Con il numero 2 di Aprile- Giugno 1942 si pose fine quindi alle pubblicazioni della prima serie. Complessivamente dal 1934 al 1942 erano stati dati alla luce 34 numeri.
Francesco Minneci